Aggiornamento al Piano Nazionale Anticorruzione

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Con Determina n. 12 del 28.10.2015, avente ad oggetto l’“Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione”, l’ANAC, preso atto delle difficoltà ed i ritardi di molte amministrazioni nell’elaborazione di adeguati Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione (di seguito PTPC) fornisce alcune indicazioni metodologiche per la redazione e il miglioramento degli stessi.

L’Anac si sofferma, innanzitutto sulle sue diverse fasi di elaborazione dei Piani, individuate in:

• analisi del contesto interno ed esterno;
• mappatura dei processi;
• valutazione dei rischio;
• trattamento del rischio;
• monitoraggio del PTPC.

Dettate per ciascuna fase alcune direttrici da seguire (direttrice che in buona parte ricalcano le Linee Guida dettate dalla stessa Autorità con la delibera n. 8 del 2015), l’Anac individua le tipologie principali di misure che i redattori dei PTPC devono prevedere per il contenimento del rischio: • misure di controllo; • misure di trasparenza; • misure di definizione e promozione dell’etica e di standard di comportamento; • misure di regolamentazione; • misure di semplificazione dell’organizzazione/riduzione dei livelli/riduzione del numero degli uffici; • misure di semplificazione di processi/procedimenti; • misure di formazione; • misure di sensibilizzazione e partecipazione; • misure di rotazione; • misure di segnalazione e protezione; • misure di disciplina del conflitto di interessi; • misure di regolazione dei rapporti con i “rappresentanti di interessi particolari” (lobbies).

La delibera n. 12 si sofferma pure sull’ambito soggettivo di applicazione delle misure di prevenzione della corruzione e, ribadendo quanto già sancito con la sua precedente delibera n. 8 già citata, vi comprende, oltre alle Pubbliche Amministrazioni e gli enti pubblici non economici, anche:

le Società e altri enti di diritto privato in controllo pubblico e enti pubblici economici;

e le Società e altri enti di diritto privato solo partecipati.

Per queste due categorie, la delibera n. 8/2015 aveva per prima evidenziato la stretta relazione  tra Piano triennale di prevenzione della corruzione (PTPC), ex L.190/2012 e Modello di organizzazione e gestione,di cui al D.Lgs. 231/ 2001.

Ricordiamo, in particolare, come nella determina n. 8, l’ANAC si era soffermata sui punti di incontro tra le due importanti normazioni citate, da un lato, facendo riferimento all’opportunità che le amministrazioni pubbliche di controllo promuovano l’adozione del Modello di organizzazione e gestione ex Decreto 231 presso le società da esse controllate o partecipate, dall’altro disponendo che, una volta adottato il Modello da parte di queste società, lo stesso sia integrato con misure idonee a prevenire anche i fenomeni di corruzione e di illegalità così come previsto dalla Legge 190.

A questo proposito, l’Anac, nel suo Aggiornamento, conferma come la definizione del fenomeno corruttivo contenuta nel PNA non solo sia più ampia dello specifico reato di corruzione previsto quale reato presupposto dal Decreto 231/2001, ma vada anche oltre il complesso dei reati contro la pubblica amministrazione di cui al codice penale, per coincidere con la cd. “maladministration”, intesa come assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari.

Come precisato nella delibera n. 8 del giugno 2015, per queste realtà, accanto al Modello Organizzativo, in un atto separato, o anche in una sezione specifica dello stesso, occorre dunque che vengano elaborate delle misure specificamente volte a prevenire atti e comportamenti che, pur se non consistenti in specifici reati, contrastino con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse.

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